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Archive for the ‘Salento’ Category

Il malandrino e la tarantola

22 febbraio 2024 1 commento

Da tanti anni cercavo di fare la storia di questo pezzo del 1992 e finalmente Marchino ieri me la ha raccontata, perché tra poco c’è il compleanno di Chiovo e Claus, che quest’anno è un ricordo speciale. Le foto sono da Fan page di Militant P. Grazie a tutti!

Per dare un significato alla foto, dobbiamo un po’ un po parlare di come come eravamo arrivati in Salento, nei primi anni 90. Dalla seconda metà degli anni 80 avevano preso piede una serie di situazioni musicali, culturali e politiche che venivano chiamate Posse. Questo fenomeno aveva un po’ sfondato l’egemonia dei concerti punk di quegli anni: negli spazi occupati era iniziato tutto con il reggae. I Sud Sound System avevano girato parecchio l’Italia dei centri sociali di quegli anni, avevano portato il reggae e raggamuffin sui palchi di Milano, di Roma, di Bologna e di Torino, di tante altre città. A Milano, questa scena reggae era stata portata avanti dalla saletta di Vito War al Leoncavallo, dove aveva fondato in sordina Lion Horse Posse. Nel periodo dello sgombero del Leoncavallo, si era riunita una varietà di persone diverse, con l’idea di dipingere insieme. Avevamo seguito le tracce punk lasciate da ATM, Swarz, Shah, un po’ i conchettari come Roberto e Maox. C’erano in qualche modo anche i primi writers conosciuti a Milano, che per noi erano Flycat, Spyder, Mad Bob. E poi dentro questa storia si erano inseriti anche i CKC, che però erano molto più giovani di noi. A Bologna, c’era l’Isola Posse All Star e con loro diversi universitari leccesi che si erano trasferiti lì. A Roma c’era Onda Rossa Posse, nata nei centri sociali e molto vicina a Radio Onda Rossa. Da questa commistione nazionale intorno al writing, che ai tempi chiamavamo graffitismo perché venivamo da una storia un po’ diversa da quella dell’hip hop classico, piano piano prende corpo una scena nazionale legata ai centri sociali. Era il periodo del movimento della Pantera, c’erano occupazioni un po’ in tutta Italia.

E quindi come arriviamo alla Mantagnata? I Sud Sound System, a un certo punto, vogliono anche loro trovarsi degli spazi autogestiti. E quindi tirano in mezzo gli Onda Rossa e i bolognesi. Principalmente credo loro. I romani erano una posse molto aggressiva, molto dentro i movimenti, anche più strutturata. Quindi decidono di occupare questa masseria, chiamata la Mantagnata: per il periodo estivo, iniziano a organizzarci le dance hall, attività di tipo artistico e culturale. Invitano gente da tutta Italia. Noi da Milano, veniamo guidati dal nostro leader spirituale Bacchettone che già aveva condotto diverse spedizioni in Salento, spedizioni molto selvagge in pezzi di terra del suo tale amico dietro la spiaggia, accampati lì col fuoco. Un po’ si andava a casa del Bak a mangiare da mamma e papà, che erano personaggi straordinari, tagliati nel legno e nella pietra salentina. Lui conosceva tutti quanti in Salento. Sicuramente c’eravamo io, Klaus, Bacchettone, poi c’era Claudia e credo il Chiovo, ah, c’era la Valeria. E poi non mi ricordo, Papero e Doc non credo che ci fossero quell’anno. Prendiamo il treno, credo a sbafo e, non so come, arriviamo in questa masseria sperduta, in un luogo imprecisato tra Lecce e Torre dell’Orso. E quindi abbiamo la nostra stanzetta diroccata, dove buttiamo giù i sacchi a pelo.

Adesso non mi ricordo esattamente la successione precisa degli avvenimenti, ma arriviamo che la masseria è già occupata. Dice la leggenda che praticamente i romani e i salentini occupano la masseria e il mattino dopo arrivano quattro o cinque macchine. Entrano nella masseria e, senza profferire parola, recuperano non meglio precisate cose in varie parti della tenuta. Poi se ne vanno. Subito dopo, arriva il proprietario, che inizia a inveire e minacciare in dialetto gli astanti dicendo di andarsene, che quella è roba sua e via dicendo. Il proprietario viene mandato a cagare e se ne va con la coda tra le gambe. In rapida successione, torna con le forze dell’ordine: gli occupanti decidono di rimanere. La cosa poi va un gran bene, dance hall tutte le sere, si va al mare tardissimo con i postumi della sera prima. Poi si torna, si fa il fuoco e si mangia quattro cose. Si ricomincia a far festa, si fa della gran pasticceria: space cake come se piovesse, tutto il campeggio andato a male, scene che hanno più della mitologia che della realtà. Ricordi abbastanza confusi.

Perché la tarantola? C’eravamo anche un po’ annoiati di questo loop tra mare e dance hall. Io e Claus c’eravamo portati le bombolette, ma non sapevamo bene dove dipingere: cespugli ovunque, il primo muro urbano è tipo a dieci chilometri, da fare a piedi. Con il rischio di prendere anche una manica di calci in culo dai salentini, che della cultura del writing al momento non sapevano proprio una mazza. Sui muri della masseria non si può dipingere: è una costruzione già bella di per sé, antica. Quindi individuiamo una specie di torretta all’ingresso della masseria, costruzione molto più recente ma diroccata. Dentro non ci dormiva nessuno di noi, anche perché era distaccata dal corpo della masseria, era tipo una guardiola tutta diroccata. La porta era aperta, quindi si vedeva dentro, era anche affascinante come come posto. Insomma dipingiamo uno dei puppet classici di Claus, che erano un po’ dei suoi autoritratti. Il puppet, con la pistola in mano, si difende da un’enorme tarantola che scende dalla ragnatela. Io credo che fosse un po’ la storia di quello che era successo dentro la masseria: le minacce esterne, anche un po’ malandrine, poi questo questo animale mitico. La tarantola stava a significare un po’ la forza della natura e un po’ un sentimento di rivalsa, una sensazione di forza che avevamo in quegli anni dove si occupavano i posti, si faceva musica dove volevamo e come volevamo. Ci difendevamo, anche se a zampe nude come la tarantola. Poi invece, dall’altra parte, c’era il malandrino con la pistola, che però era più sulla difensiva, le buscava dalla tarantola che scendeva dalla sua ragnatela bella grossa. La tarantola era un personaggio della masseria, era di famiglia diciamo, te la ritrovavi per dire anche nel sacco a pelo o quando ballavamo e faceva scappare tutti. C’erano esemplari anche grandi un palmo: vai a capire, anche se innocuo, se la davano a gambe tutti.

A fare il pezzo ci mettiamo ovviamente una vita, tra space cake, birre e calura de lu Salentu. Finito il pezzo, si è fatta sera e arriva il Bak che torna dal mare con un sacco di turcinieddi e una tanica di vino. Passa davanti alla torretta, guarda dentro “Ehi cugghiuni, che state combinando?”. “Niente, abbiamo fatto il graffito. Ti piace Bak?”, “Certo, io amo tutte le forme di espressione artistica. Però adesso non è che posso fare tutto io qua, andarvi a comprare la carne, la pago io, porto le tanniche di vino. Adesso alzate il culo e mi fate il piacere di raccogliere un po’ di legna e di fare la brace, perché poi mi viene fame e divento nervoso.”

Categorie:Salento

1993, ospiti in Salento: Solow, PWD

20 settembre 2020 Lascia un commento

Tutto era iniziato all’ippodromo di Follonica, era l’ultimo giorno di quella che verrà ricordata come la più folle delle convention e dove per circa una settimana alcune delle più attive crew italiane hanno vissuto assieme in una vecchia colonia degli anni 30 nel litorale toscano. Quella sera il direttore dell’ippodromo ci aveva invitato a cena in tribuna, un modo elegante per ringraziarci di aver dipinto in quei giorni parte del lungo muro perimetrale della pista. Nel corso della serata erano state servite diverse portate il tutto accompagnato da svariate bottiglie di vermentino fresco. Mi restavano pochi soldi in tasca e durante la sezione del trotto ho voluto giocarmi la sorte di quella vacanza, era la settima corsa, il mio numero fortunato, cavallo di Jesolo di nome Maine, fantino con casacca rossa con M stampigliata sulla schiena… non era un favorito anzi dai coefficienti sembrava proprio una schiappa. Ci giocai più o meno tutto quello che mi restava in tasca vincente, secco. La gara iniziava e Maine è partito come una furia, dopo la seconda curva è partito a razzo posizionandosi tra i piazzati… negli ultimi 100 metri ha superato tutti… Maine aveva vinto! Mi sono precipitato in cassa, uno strano tipo prima dei conteggi finali mi aveva offerto una bella cifra in cambio della ricevuta della scommessa, non accettai e attesi in coda i pagamenti… 380.000 lire… una bella sommetta per l’epoca. Con quei soldi decisi di aggregarmi a Shad e Kado alla volta del Salento.


Nel sud Italia ci ero stato altre volte, in Campania in vacanza al mare da ragazzino con la famiglia ma la Puglia per me era un luogo completamente sconosciuto. Kado aveva delle dritte per dormire, alla stazione venne a prenderci Fabiana… una ragazza che cantava del giro dei Sud Sound System. Ci siamo accampati da lei un paio di giorni, poi era evidente che nel suo appartamento non potevamo parcheggiarci in tre… Kado rimase dalla Fabiana e io e Shad finimmo per aggregarci a una strana community che si era addensata in una duna alle spalle delle Due sorelle, nella spiaggia di Torre dell’orso. Con noi c’era Fabrizio un freak superstite dagli anni ’70, poi Raff, Alessiomanna, compagni e squatter provenienti un po da tutta Italia… soprattutto da Milano e Bologna. Fummo accolti dall’ampia rete sociale che gravitava intorno ai Sud Sound System… tutte persone meravigliose che mi porterò sempre nel cuore. Nando, ippopotamo lo avevo conosciuto un paio di anni prima a Padova ma fatta eccezione di lui eravamo dei perfetti sconosciti.. questo non impedì di essere accolti come dei fratelli, di prendere parte alle innumerevoli dancehall, di scoprire il Salento in tutta la sua bellezza. Io all’epoca ero una specie di rude boy, felpa e boots in spiaggia e Heineken d’ordinanza in mano… con Antonio, dj war, siamo diventati amici… parlavamo di musica, anche lui amava il rocksteady, lo ska e siamo finiti un paio di pomeriggi nella sua splendida casa ad ascoltare musica, ricordo che ci raccontò che il suo sound system lo aveva progettato niente meno che Jazzy B dei Soul To Soul… È così che mi chiese di dipingergli il furgone con cui si portava in giro il sound e che vedete tra le foto… War!

Le polpette di Toto in centro a Lecce, il tufo, il rosé prima che diventasse di moda, il calore e l’ospitalità che ci è stata riservata durante quella vacanza resterà per sempre nel mio cuore. Con Shad abbiamo condiviso il nostro angolino di duna, ovviamente rientrando sempre per ultimi all'”appartamento” ci toccava il posto sopra un buco tra il fogliame dei pini marittimi e venivamo svegliati all’alba dal sole, proprio davanti al mare con il rumore delle onde. Una sera dei mafiosetti, fascistelli locali avevano provato a sgomberarci dalla duna, qualcuno aveva detto che erano armati, intervenne Bacchettone un compagno milanese, che riposi in pace: senza esitazione gli fece capire che non era aria e di levarsi dai piedi… poche parole, non li abbiamo più rivisti. Le feste alla piattaforma… uno scoglio dove si ballava il reggae fino all’alba, Kado con il suo sorriso e lo sketchbook sempre in mano, Soulee B che faceva il bagno ogni giorno al calar del sole… Il pezzo che avevo dipinto nel muro di calce di una masseria rispecchia quel periodo, è molto diverso dagli altri miei pezzi… c’è qualcosa che ha a che vedere con quella vacanza… e poi tutti i nomi intorno dei protagonisti di quella scena incredibile, del reggae salentino che stava nascendo in quel momento. Ci sono voluto tornare anni dopo in quegli stessi luoghi… torre dell’orso era irriconoscibile, la festa della Taranta attirava migliaia di persone… la magia non c’era più o forse ero io che nel frattempo non ero più quel rude boy con la Heineken che non faceva mai il bagno. Un saluto affettuoso a tutti, a Kado che non c’è più e che ci convinse a scoprire con lui “lu Salentu”, lu mare… lu mieru e lu ientu…

Grazie a Fabrizio per questo bel racconto e per le due foto mai più viste dopo quell’estate del ’93. Della convention di Follonica avevo parlato in questo racconto quando Emiliano da Roma aveva ritrovato la foto della crew, poi Moplen due anni dopo ci aveva mandato tutte le foto della parete dell’ippodromo di Follonica, citate all’inizio di questa pagina.

Categorie:Salento, Treviso

Follonica: la convention del 1993

21 agosto 2019 1 commento

Nel post con la storia degli ADM, Moplen ci ha lasciato un commento e poi ci ha inviato le foto della murata di Follonica, la convention organizzata nel 1993 da Manzo Puro che aveva segnato tra l’altro il punto di partenza per la prima calata in Salento. Era l’anno successivo alla prima occupazione di una masseria che in estate era diventata una colonia estiva dei centri sociali di Milano e Bologna.

Moplen dice che era arrivato dopo da Piombino e che non si ricorda moltissimo. Io ricordo di aver fumato e che stavo male, si capisce bene da come dipingevo in quel periodo. Anni di trip negativi. Era la prima fase TKA, ero stato a Roma a fare le metro, i PWD di Treviso spaccavano ancora, c’era Clout. Magari c’è qualcuno che ha ricordi da aggiungere, tutto era molto bestiale.

Qui a Follonica trovate l’ala più hard del writing italiano, quel gruppo che già da un po’ di anni si trovava regolarmente alle convention in tutta Italia e le aveva in effetti monopolizzate. Quando Moplen mi ha scritto, pensavo mi mandasse le foto di Indelebile 94, altra jam grossa di cui avevamo parlato l’anno scorso. Mi sa che queste di Follonica sono più rare, io non penso di averle mai riviste prima, quindi un grazie a lui per la release.

 

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Categorie:Salento