Home > Milano > Indice cronologico di alcune storie hip hop milanesi

Indice cronologico di alcune storie hip hop milanesi

Pezzate è un’opera in divenire e a volte anche un po’ collettiva e caotica. Qui c’è una piccola sintesi con alcuni frammenti di racconto montati in una sequenza temporale, per chi vuol avere un colpo d’occhio su questi 10 e passa anni di blogging dedicato all’hip hop milanese (spesso solo writing e in particolare di una piccola parte della scena). Dato che qui su Pezzate Passate c’è qualcosa ma poco, se volete vedere molte foto vecchie e i nomi dei primi breaker di Milano con qualche storia, fate riferimento per esempio al libro di Kay One Mantovani, che può piacere di più o di meno ma diverse cose le ha. Ad esempio la locandina di una mostra del 1980 di Lee e Fab 5 Freddy, che è sicuramente una delle prime cose documentate a Milano.

Ricostruire le origini del writing italiano non è facilissimo, poi le mie ricerche sono un po’ estemporanee e hobbistiche più che da vero storico. A volte i primi segnali sono contemporanei, a volte sfumati nei ricordi, spesso inarrivabili per vari motivi. Ad esempio Giacomo Spazio faceva delle cose in giro con le bombolette a Quarto Oggiaro nella seconda parte degli anni ’70, ma non esistono foto. Circa nello stesso periodo, un altro degli antesignani era Tommaso Tozzi a Firenze: in questa pagina ci sono le sue prime cose del 1981. Tommaso ci scrive per correggere la data del suo articolo per la fanzine Nuove dal Fronte del 1983 e aggiunge un documento del 1982 che vedete qui: al momento rappresenta il più antico segnale di writing italiano apparso qui su Pezzate Passate.

Dopo queste due primissime avvisaglie, la cosa più vecchia uscita su Pezzate è l’intervista di Rammelzee del 1983, grazie a Vandalo. Rammelzee e gli altri writer americani famosi giravano con il carrozzone delle gallerie d’arte, ne riparleremo (spero). Al Muretto gli americani avevano incontrato i primi b-boy milanesi: restando spesso per mesi in città, avevano anche dipinto, ad esempio nel cantiere dell’Isola che all’epoca era leggendario per chi come me era venuto dopo (le foto sono qui e qui e qui e qui). Michele d’Anca, uno dei primi breaker milanesi, aveva scritto un ricordo ambientato nel 1985: In cerca di giocattoli con Phase2. Altri ricordi potrebbero arrivare da Sara, personaggio chiave ma non molto noto di questa fase della storia. Sempre del 1983 c’è anche questo pezzo di Tritalo, Gratosoglio: lui era un po’ un lupo solitario come tanti in quel periodo che si attivavano in maniera autonoma. Nel 1987 aveva fatto uno dei primissimi treni della metro e qualche anno dopo era stato nei Krama Posse, area rap militante ma molto sui generis, e poi lo avevamo rintracciato e ne erano nate un po’ di pezzate varie insieme nel 1992.

In quel momento, diciamo 1983, l’hip hop era arrivato anche in Europa e in Italia, spesso in contemporanea in ambienti diversi e impermeabili come gli squat e il Muretto di Largo Corsia dei Servi. A volte, lo racconta per esempio Ghittoni nel libro Milano Off, gli ambienti invece si mescolavano: è il caso di locali come il Punto Rosso e il Plastic, dove alla fine andavano tutti. Anche a NYC la Downtown scene era composta da mondi diversi ed esisteva una fascinazione per cui rap e rock si scambiavano input (qui una serie di 10 mixtape che tracciano quell’idea, sempre intorno al 1983). Vedi per esempio la fanzine punk di Tommaso Tozzi del 1983 a Firenze: Nuove dal Fronte, sempre recuperata da Vandalo. Vedi i primi pezzi di Atomo e Swarz, area centri sociali milanesi: la fabbrica Richard Ginori per esempio. O la storia di Cerebro Fritto, meno punk e più new wave o post punk.

Al Muretto si era formata una scuola stabile che cresceva più nell’ortodossia delle quattro discipline (che poi però si sono rivelate un po’ costruite a tavolino per i film di Hollywood, infatti ai writer di NYC negli anni ’70 in genere non fregava una stramazza del rap vedi questa serie di mixtape con la storia nel dettaglio). Sean, anche lui un nome storico di quel periodo, ci ha scritto un ricordo del primo Zulu party di Milano e di un bombing loro del 1984, ma anche loro erano attivi già da prima (man mano vedremo se dovesse fortunatamente uscire qualche racconto o documentino). Il writing iniziava a spuntare in maniera autonoma nei vari licei milanesi, grazie al fatto che bastava vedere uno dei film o apparizioni in tv per iniziare: il fenomeno piaceva molto ai media e appariva spesso in tv. Ad esempio Graffio aveva dipinto al Boccioni nel 1985 e poi qualche anno dopo era importante l’ITSOS di via Pace (qui un pezzo del 1987), specialmente per i writer dell’ambiente squatter. Chi girava allora ricorda la casa di via Vigevano come un simbolo di quel momento, o perlomeno per me è così. Anche la discoteca Odissea 2001 era stata un luogo importante della Milano alternativa, che poi aveva avuto diverse pezzate che per me avevano segnato due epoche (la prima si era chiusa con questo muro e questo muro mentre la seconda era già in mano agli americani che stavano a Parigi). In questo periodo anche il reggae ha un suo centro stabile a Milano grazie al Flash It di Vito (la sua storia sta qui).

Verso il 1985 o massimo l’anno dopo, mi sembra si fosse chiusa questa prima fase in cui l’hip hop era la novità: piaceva ai media e arrivava al pubblico da cinema, radio, tv e un po’ di discoteche almeno a Milano. Nelle gallerie d’arte giravano gli artisti famosi di NYC e la cultura si era in qualche modo trasmessa e consolidata.

Siamo arrivati verso il 1986: al Muretto c’era stata una fase un po’ scarica ma in tutta Milano (e Italia) stava iniziando una nuova generazione. Nel 1987 i vecchi erano andati o stavano andando: Yassassin era uno dei nomi che non avevo fatto a tempo a conoscere, Kaos invece era sempre lì e ogni tanto mi regalava gli outline, che ho repertato poi qui su Pezzate. Ecco: questo outline era tipico di quel periodo del 1989 quando gli MCA erano i più forti a Milano. In quel momento era ripartito tutto con una nuova era, cementata dalla prima convention di writing italiano a Rimini. I PWD iniziavano a trovarsi in Piazza Loreto e aprire la stagione più importante del bombing milanese (qui una foto d’epoca, qui una metro di Flu, qui la storia del COIN). Fly aveva rilanciato la Hall of Fame di via Bazzini: Bang, Ask1, forse Drop e io facevamo i primi pezzi qui, il Casoretto e Lambrate erano il nostro centro. Poi era stata l’Ortica. Le storie relative ai bombing in metro sono raccolte nel libro Buio Dentro di Corrado, in caso comperatevelo così fate il pieno di polvere, tunnel e fugoni al cardiopalma.

Anche il rap era cambiato dopo il 1986 e fino al 1989. Molti scoprivano l’hip hop partendo dallo skating. Avevamo fatto tre mixtape con tre lunghi racconti qui e qui e qui: sono tre storie a cavallo tra skate, punk e rap. La purezza culturale e stilistica era meno forte ma la passione era sempre alta. Le cose stavano cambiando. Nell’ambiente delle case occupate e centri sociali stavano germinando le esperienze che avrebbero poi portato alle Posse Italiane: tra i tanti avevamo pubblicato il muro fondamentale di S. Eustorgio, grazie ai BMXXX. Lì in qualche modo era partita, almeno per me, il mondo dei sound system dove avevamo messo un pezzo anche noi con i Bass fe Mass.

Questa è stata un po’ una seconda fase d’oro, direi 1988-1990 circa: era la fine della Milano da Bere dei Socialisti (PSI) che bene o male, forse per tener buona la popolazione o per una deriva verso la società dello spettacolo, spendevano per manifestazioni pubbliche e per le arti visive. C’erano stati eventi rilevanti, ad esempio Il Gioco delle Arti alla Triennale. I Mondiali ’90 con la mega distribuzione di bombolette by Atomo, che per tutti erano stati un paio di anni di writing gratis (grazie). Era più facile fare lavori pagati proprio grazie ai precedenti anni in cui si era seminato. In questo periodo i quotidiani, perlomeno alcuni giornalisti in alcuni giornali, facevano un sacco di articoli sul writing. Giravano le foto di Monaco, Parigi e Amsterdam.

Poi dopo si parla della storia moderna ed è più facile ricostruirla. Erano nati i TKA e i CKC (nel 1991) con la leggendaria stanzetta del Leoncavallo, si facevano tante convention in tutta Italia. Ad esempio nel 1993 c’era stata Follonica (qui la murata): gli ADM erano nati come supergruppo dei bomber italiani e noi milanesi + trevigiani avevamo scoperto il Salento (qui il ricordo di Solow). L’anno dopo c’era stata Indelebile 1994 a Rimini e ormai la scena era matura: c’erano gli ospiti stranieri che dipingevano le metro a Roma e tutti si conoscevano. Di quella jam è spuntata una foto di gruppo con noi giovanissimi e sballatissimi. Ampollino Rap 1994 era stato un’altro festival leggendario. Le cose iniziano a muoversi molto più velocemente. Diciamo che verso il 1992 c’erano ormai crew di writer in tutta Milano e la prima fase del bombing hardcore in metro si era chiusa. Tra il 1992 e 1994 avevo fatto la fanzine Trap: ne giravano tante e questa era la nostra, tutta ispirata al black power afroamericano – si può scaricare grazie alle scan fatte da Vandalo. Circa nel 1993 arrivano le Sparvar a Milano, grazie a Rusty (io le vendevo in cantina) e il livello tecnico sale molto. Gli stili si rinnovano grazie all’arrivo del libro Paris Tonkar, che era stata una nuova epoca.

Per oggi ho compilato questa parte, ma negli archivi ci sono tante altre storie. Scrivetemi se avete commenti o vi fa piacere sistemare qualcosa. Non ho pretese di completismo o storiche in genere: avevo voglia di iniziare un indice cronologico relativo a questo sito ed eccoci qui. Poi man mano magari si amplierà. Grazie in ogni caso a tutti i guest e chi ha collaborato, ma sopratutto vorrei ricordare i tantissimi nomi che non sono stati rappresentati perché le storie si sono perse: Pezzate è solo una raccolta aperta di campionature e carotaggi, fatti dal mio punto di vista specifico e peculiare.

Categorie:Milano
  1. 19 febbraio 2023 alle 1:45 PM

    Caro Had,

    come al solito un interessante articolo.
    Dato che sono citato, provo ad aggiungere qualche informazione.
    Il mio articolo “Immagini da New York” era del 1983, come si può evincere dalla prima pagina dell’articolo stesso ( vedi https://www.tommasotozzi.it/jpg/1984_Nuove_dal_fronte_n_1-TOM-001-013c.jpg ), ma fu pubblicato da Stefano Bettini sul numero 1 (secondo numero) della fanzine punk hardcore “Nuove dal Fronte”, con cui collaboravo, ad inizio del 1984.
    Ero pieno di immagini sui graffiti a New York in quel periodo, in quanto stavo preparando la mia tesi di laurea per l’Accademia di Belle Arti di Firenze su tale argomento (la tesi la discussi nell’estate del 1984). Peraltro, l’articolo che citi, quello pubblicato su “Domus” nel 1983 con l’intervista a Rammelzee, lo avevo fotocopiato e la sua copia era presente nella mia tesi di laurea (prima o poi riuscirò a ripubblicare la copia anastatica della mia tesi di laurea, ma sono 5 volumi per un totale di più di mille pagine e dunque non è così semplice…).
    A commento del citato Corrado Levi, posso dirti che quando andai a New York nell’aprile 1984 per documentarmi ed intervistare vari artisti e galleristi sul fenomeno dei graffiti, qualche gallerista mi disse che un altro italiano era passato da lì a fare la stessa cosa; ed in seguito scoprì che quell’italiano era Corrado Levi.
    Naturalmente, sia io che Levi eravamo a nostra volta stati ampiamente preceduti, tra gli altri, da Francesca Alinovi, che era stata a New York a studiare il fenomeno del graffitismo almeno dal 1981 (in autunno 1981 ne ascoltai un suo resoconto a Firenze, quando venne a farvi una conferenza in cui proiettò le sue diapositive sui graffiti a New York).
    Non ho mai conosciuto Corrado Levi di persona (e dunque potrei sbagliarmi), ma per ciò che lessi negli articoli da lui prodotti, così come nel suo lavoro critico nel mondo dell’arte, mi ero fatto un’opinione di Corrado Levi come di uno più in linea con il sistema del mercato dell’arte, che non con la vita dei centri sociali, e ancor meno con la vita “illegale” del fare graffiti per strada. Insomma, un soggetto attento più alle “tendenze”, che non al lavoro politico.
    Per concludere questo lungo commento, vedo che riporti essere presente nel vostro blog, come dato più “antico” sul fenomeno dei graffiti, quell’intervista a Rammelzee. Se dunque può farvi piacere, potreste inserire nel vostro blog, come dato precedente a quello, il volantino della mostra che feci nel maggio 1982 al Caffè Voltaire di Firenze, vedi https://www.tommasotozzi.it/index.php?title=Caf%C3%A8_Voltaire_mostra_(1982) , insieme a Stefano Bettni (il cantante degli I Refuse It e autore della citata “Nuove dal Fronte”). Stefano proiettò dei suoi film sperimentali in super 8, io esposi diverse mie opere, tra cui anche qualcosa fatto con gli spray (la quasi totalità di quei lavori che esposi li hanno ora i miei amici a cui li ho regalati quando feci un trasloco nel 1986).
    Si fece quella cosa lì perché non era una galleria d’arte. Serviva solo a far circolare e conoscere i nostri lavori alle persone che frequentavano quel locale.
    Nel Caffè Voltaire, colei che ci lavorava e che ci organizzò l’evento era una ragazza giovane (mi sembra si chiamasse Barbara, ma dovrei sentire Stefano per conferma) che era amica della compagna (ora moglie) di Stefano, Giovanna. Giovanna le aveva raccontato che io facevo graffiti per le strade e per questo lei era molto interessata. Le raccontai del graffitismo e di ciò che succedeva a New York. Fu così entusiasta che quando andai ad aprile 1984 a New York la ritrovai che era li ed era diventata una sorta di “assistente” di Rammelzee. Fu lei a farmi avere la possibilità di ricevere in quell’occasione da Rammellzee stesso una copia del suo trattato sul panzerismo iconoclasta che in seguito pubblicai nella mia tesi di laurea.

    Spero di avervi divertito ed interessato.

    un abbraccio
    Tommaso

  2. Had
    19 febbraio 2023 alle 2:32 PM

    Grazie Tommaso, sono sempre onorato e felice di vedere che ci leggi.

  3. Vandalo
    20 febbraio 2023 alle 2:48 PM

    Volevo aggiungere 2 parole su Corrado Levi, citato da Tommaso Tozzi nel commento, avendolo avuto come professore al Politecnico di Milano proprio nel periodo in cui iniziavo con il writing (88/89/90).
    Non era esattamente “in linea con il sistema del mercato dell’arte”. Ovviamente ne faceva parte e ha fatto diverse mostre con gente delle avanguardie artistiche degli anni 70 e 80 ma, soprattutto per quel che riguarda l’architettura, ambito dove l’ho incontrato (teneva il corso di Composizione Architettonica III), lo percepivo molto “fuoricasta”. Al Politecnico dominavano i professori ex sessantottini più politici (quasi tutti rifluiti verso PCI e PSI negli anni 80), e lui che non era in quei giri non era né parte né in linea con il sistema.
    Ho avuto occasione di parlare con lui dei suoi periodi a NYC, sentendo il racconto delle discese in metropolitana con Haring, quando faceva i cartelloni pubblicitari neri con i gessi, oltre a qualcosa con gli spray. Quando iniziavamo con il writing è venuto a diverse murate a guardare e cercare di capire quello che volevamo fare.
    L’ho sempre trovato onestamente curioso e tangente ad alcune delle cose che facevamo.
    Mi chiese di fare una lezione sul writing con la mia tesi, durante il suo corso, e andò benissimo.
    Alla fine ho visto decine di critici, intellettuali arty farty e simili millantare conoscenze, rapporti ed entrature con tutto il mondo a metà tra writing e art galleries di NY, per guadagnarsi un po’ di gloria riflessa e qualche articolo sui giornali.
    Lui che quelle conoscenze le aveva veramente, non ne ha mai approfittato, tanto che Ramm era al Poli in una lezione aperta a tutti, non in una galleria con ingresso a inviti.
    Insomma, non la solita cosa da intellettuali italiani che arrivano sui fenomeni culturali con 10 anni di ritardo.
    Ci tenevo a scriverlo, perché è uno dei pochissimi professori del Politecnico per cui ho rispetto.

  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento