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Kaos One puppet in Martesana 1989
Questo puppet di Kaos è, probabilmente, il suo più famoso.
Fu usato, infatti, come copertina del booklet di cartoline “Gr****** in Italia”, uscito nel 1990 per Stampa Alternativa, ad opera di Giancarlo & Miky Degni (su Facebook potete vedere tutte le cartoline che conteneva).
A dire il vero, questo puppet biomeccanico l’avevo già postato tempo fa insieme al pezzo di Zippo che stava di fianco, ma meritava un “primo piano”… Almeno potete vedere meglio la capacità di Kaos nell’usare il tratto sputacchiato delle Duplicolor dell’epoca per ottenere effetti personali.
Nonostante il cap di Batman e quella basetta che fa sembrare l’orecchio a punta da vulcaniano, il puppet e il muro intero erano uno spettacolo dal vivo, al parchetto Martesana, HoF MCA, dove il fine settimana trovavi giovani writers a studiarsi, linee, colori, effetti e composizioni.
Kaos Rendo Graffio in Mandragora 1988
Mandragora era lo spazio sociale che stava nel seminterrato della casa occupata di Piazza Aspromonte.
Negli anni fu sede di centinaia di serate in cui, musicalmente, c’era spazio per tutto e tutti. E non tanto per dire, ci misi i dischi pure io, una volta. Non parliamo poi dei CKC che ci passarono, quando erano proprio regazzini. La “plaza” di cui molti di loro hanno scritto e parlato era proprio quella di fianco a questa casa.
Comunque quelli di Mandragora, per l’inaugurazione del posto, chiamarono gli MCA per fare questa pezza sul muro di fianco al cancello d’entrata.
Ora, nell’88 si era di bocca buona, e nei C.S. non è che ci si capisse un gran che di writing, ma diciamolo. Kaos, Rendo e Graffio, ve lo devo dire, sta pezza… un po’ marcia lo era!
Capisco che pensavate fosse comunque meglio dei pezzi che c’erano nei centri sociali dell’epoca (ma forse non avevate visto Sharp l’anno precedente, capisco), ma quelle lettere copiate da Bando (neppure troppo bene), i contorni un po’ fat e un po’ skinny, i colori messi così, un po’ a caso… capisco che vi avranno dato un tot di Ver-O Spray (quel verdino chiaro color sbocco, lo riconoscerei tra mille!), ma tutto il pezzo urla: facciamo veloce-intaschiamo gli spray-ciaone a tutti!
Vabbé, dai, sto scherzando. Io nell’88 non riuscivo nemmeno a fare gli spruzzini in basso per testare i colori!
Comunque ricordo che 1988 era l’anno in cui dipinsero alla Biennale Giovani di Bologna. Qualche mese prima di Mandragora, Graffio faceva Arte Spray (a proposito di lettere parigine), qualche mese dopo, oramai nel 1989, Kaos fece una cosa come Pride Power e Rendo uscì con Zeus Army, per capire il loro livello REALE all’epoca.
Dai, vi si vuole bene lo stesso, ma ringraziate che Alfredino (RIP) aveva parcheggiato il Guzzi davanti, almeno un po’ di pezzata l’ha coperta!
(Foto: LeleProx)
KaosOne in Martesana 1989
Questo era l’ultimo pezzo di Kaos che non avevo ancora postato.
1989, Parchetto in Martesana, HoF dei Milano City Artists.
Boh, che c’è da aggiungere? Il solito spettacolo, prima che ci arrivassero molti altri. Puppet “francese” da una parte e pezzo di Rendo che spunta dall’altra.
Ma voglio fare una critica: non sopporto quelli che, quando danno il biancone, non lo vanno a coprire tutto con lo spray.
Dai, cazzo! Un paio di centimetri ancora di sfondo nuvolato… Perché quelle rullate che spuntano?
Fastidio!
KaosOne puppets in Martesana – 1989
I puppets di Kaos son sempre stati ammirati, da molti se non da tutti. E se ci si trova anche qualche ispirazione “europea”, bisogna essere capaci di farle. E a quell’epoca, con le bonze di allora, non era uno scherzo.
Questi popz erano parte della murata “Rocking Rebelz” (già postata tempo fa), ma nella foto di allora le armature cromate non rendevano bene come in questa foto da vicino, per cui…
Comunque, guardando questa foto, si vedono cose che, chiunque pezzasse in quegli anni, conosce: gli sgorbietti e punti neri sulla destra, quando si dosava la pressione della bonza per trovare il tratto giusto (e non sempre si coprivano alla fine con lo sfondo), l’azzurro della Duplicolor che cambia tonalità a fine bonza in un tripudio di vaffanculo, la bozza del disegno sul muro in lilla (rimane una traccia della mano con bonza in alto a destra), l’ossessione per le teste coronate con scritte kingz dappertutto.
Latin Style – Zippo (e Kaos) in Martesana – 1989
Zippo è più famoso come MC, indubbiamente. Ma a fine anni 80 fece qualcosa anche come writer.
Latin Style penso sia uno dei pochi pezzi che fece e, probabilmente uno degli ultimi, se non l’ultimo. Siamo nella Hall of Fame dei Milano City Artists nel Parchetto Martesana e, se la memoria mi funziona, dovrebbe essere il 1989 o i primi del 1990. La foto la feci mentre Graffio stava facendo “Scelta” (primi mesi del 90) e il pezzo di Zippo era li vicino, già fatto.
L’influsso dei MCA si fa sentire, alcune delle lettere di Latin Style risentono di influssi sia del lettering di Rendo che di quello di Kaos, con linee molto pulite e outline precisi. Gli sfondi delle lettere erano fatti con classici dell’epoca, nuvolati, curve, linee e geometrie che in molti usavano all’epoca. SOggettivamente, però, bisogna dire che le pezzate vicine (Kaos, Rendo, Play, Graffio) erano a un altro livello (opinione strettamente personale!).
A fianco c’è un puppet di Kaos, la cui foto fu usata pure su un cofanetto di cartoline (“G……. in Italia”).
La mano di Kaos o almeno il suo influsso (opinione mia) si vede anche nel pezzo “Zippo”, sopratutto per le due P che riprendono il modo in cui Kaos chiudeva le P e le R con una barra superiore che si incrociava con la gamba della lettera e la curva superiore.
Lo sfondo a bolle dietro al puppet di Kaos, infine, è un classico esempio da inserire nei libri di scuola di writing, per spiegare i diversi effetti di profondità che si ottengono usando colori contrastanti (verde menta e lilla della Dupli, in questo caso). Le bolle verde chiaro su sfondo lilla più scuro fanno un effetto convesso (cioè fanno sentire la sfericità della bolla che viene fuori, verso l’osservatore), mentre le bolle lilla su sfondo verde menta, all’opposto, fanno un effetto concavo (cioè la bolla dà l’effetto di buco su una superficie), il tutto accentuato dalle strisce bianche per l’effetto di luce.
Ah, questo pezzo era già stato postato su Pezzate, ma era solo una parte, per cui ho pensato fosse necessario postare il pezzo completo…
Kaos in Martesana 1989
Kaos (MCA), ROCKING REBELZ, 1989.
Al parchetto della Martesana, nella hall of fame dei Milano City Artists.
Quando Graffio mi ha portato in Martesana la prima volta volevo smettere con gli spray. Io ero lì che appena capivo da che parte del cap uscisse la vernice e mi vedo una cosa come questa.
Kaos è sempre stato 10 anni avanti a tutti gli altri (e se non tutti, molti… parere personale, ovviamente), ma per uno che iniziava allora a tenere in mano gli spray, questa era una manata in faccia che, o smetti di dipingere, o continui a fare il tuo ma con le orecchie un po’ più basse.
Poi, nei primi anni 90, ha praticamente smesso di dipingere per dedicarsi a fare quello che ha fatto, ma non senza lasciare piegati sulle ginocchia più di una persona…
Martesana, Kaos e Zippo, early 90’s
Queste pezzate, per quanto mi riguarda sono cosi passate che non saprei che dire, magari qualcuno ne sa piu’….le foto dovrebbero essere scattate nel 1991 ma non saprei dire con precisione di quando siano i pezzi.
Argelati 1989: Had e Kaos
Ecco il pezzo citato in All City Writers, il muro è Argelati e la descrizione nel libro non era proprio fedele. Il muro era in zona di Spyder e ci aveva fatto i throw up con Fly per iniziare ad aprire la strada. Poi avevano passato a me la palla e avevo tirato il bianco per primo. Dopo la murata è stata famosa come Il Bruegel, perchè il Consiglio di zona aveva finanziato dei muralisti che mi avevano coperto tutto con enormi riproduzioni in stile fiammingo. Poi ci ha dipinto Flu e ancora Fly, Spyder una volta, Papilly, io mai più credo.
I miei pezzi erano in stile calligrafico: non si vede bene ma in ogni pezzo c’è dentro una decorazione calligrafica con la stessa scritta. Praticamente era un pezzo dentro ad un pezzo. Si vedono bene le scopiazzature olandesi (la freccia è copiata da un classico Delta) e la cromatura che andava di moda a Monaco. Terribile. Però come hall of fame era molto tranquilla, l’unico problema era l’edera che scendeva ogni stagione.
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