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La storia delle Banche di Padova

Rompendo un po’ i maroni a destra e manca in cerca di storie old school, avevo sentito Boogie e Joys da Padova. Ieri ci siamo sentiti per mettere nero su bianco una mini storia delle Banche, il loro punto di ritrovo storico dell’hip hop. Ne sentivo parlare da sempre ma non ci ero mai stato e ci tenevo a provare a fare questo ricordone per cui grazie mille a loro due, anche per le foto d’annata. Loro stanno anche facendo un libro della crew, magari ve ne riparliamo più a ridosso dell’uscita. Se volete aggiungere o correggere qualcosa, lasciatemi un commento!

HAD:
Le banche, voi in che anno siete arrivati lì?

EAD:
All’inizio c’era un gruppo che ballava solo breaking, si chiamavano PSB (Padova Special Breakers, 86-90: Udi, Streeken, la Mila, Crazy, Marietto, la Babi), loro erano già di una generazione avanti a me, sono stati i primi, negli anni ’80. Io sono arrivato nell’88, però non con il writing, sempre con un altro gruppo di break dance che non aveva un nome preciso, in seguito nel 1992 è diventato EAD (Escuela Antigua Disciples: Boogie, Trace, Zagor, Mirror, Joys, Riot, Made, Peeta, Yama e Axe). Un nome serviva per farsi riconoscere in giro, quando andavamo nelle altre città, a fare i contest e cose del genere. Nel periodo 88-91 eravamo PIC (Padua Imperial Crime), Boogie e Crazy.

HAD:
In quell’epoca lì com’era il vostro network? Chi erano i contatti?

EAD:
Io avevo i ragazzi Treviso e Skah di Vicenza. Ok? Brescia, un po’ dopo, poi la connessione con Rusty a Bologna, quando ho cominciato a frequentare il Ghetto blaster all’Isola nel Cantiere. Lo organizzavano una volta al mese: lì ho visto tutti i primi gruppi, ho visto nascere di Sangue Misto. A un certo punto ho cominciato a disegnare anche con loro, venivano su a dipingere un po’ anche a Padova.

HAD:
Chi è che erano i nomi da ricordare di Padova?

EAD:
Udi, Stricken, la Mila, Crazy (attuale Kenny Random), Marietto (Alex), la Barbara, Babi un’altra ragazza. DcAce, Carlo Diamantini di Pesaro, che stava con una ragazza di Padova: lei ha creato il contatto che poi è diventata una grande famiglia, ci siamo gemellati sia nel breaking che writing. Era verso il 1992, appena prima.

Massimo Colonna, Crash Kid, quando poteva uscire da militare qui a Padova, veniva alle Banche. le Banche sono state involontariamente una calamita per tante persone diverse. 1988, Gruff era venuto con i torinesi per uno Zulu party, aveva il blaster, c’era Maurizietto e Carrie D. Con la corrente elettrica delle Banche. C’era Kaos che aveva dipinto. Lì si è iniziato a dipingere alle Banche.

HAD:
Poi verso il 91 c’era stata quella convention con tutti i milanesi (Raptus e Rendo, Onis con Skah, OneArt e Dayaki, Boogie), ormai le connessioni si erano create, era già l’inizio di un’altra epoca. Io ho questo ricordo di Padova come una città che stava in mezzo a tanti giri diversi, ma in quel periodo magari ti facevi anche un po’ delle idee perché le informazioni erano meno disponibili.

BOOGIE:
La Papessa, c’era Vandalo, Shah, Graffio, Rendo, Mace, Eron e One Art, Skah. Aveva organizzato un giornalista famoso. In quel momento le connessioni erano già cementate: FCE, PWD, CKC, TDK ci conoscevamo tutti. Eravamo stati anche prima al Muretto a Milano, mi ricordo Jad e suo fratello, magrissimo. Erano a ballare in una stazione della metro.

HAD:
Ma voi che punto di vista avevate sugli stili? Perché in quell’epoca c’erano rivalità mostruose?

BOOGIE:
Parlo per me, io ero abbastanza legato allo stile olandese e tedesco. Mi piaceva tanto Bando. Intorno a noi, a Padova, l’influenza chiaramente era Venezia, Treviso, lo stile di New York. Noi volevamo distinguerci, portare avanti l’influenza europea. Poi ognuno faceva le cose come gli veniva.

HAD:
Ti devo dire la verità, nella mia memoria dell’epoca, il tuo nome era un po’ leggenda, a volte i nomi diventavano idee indefinite, per me i padovani facevano stili assurdi, non catalogabili.

JOYS:
Io questo lo devo a Maurizio, che ha creato un po’ una filosofia, l’idea di differenziarsi dagli altri, che poi è diventata la nostra identità di gruppo con il passaggio dalla prima alla seconda generazione.

HAD:
Quando è avvenuto il passaggio? A Milano, quando ho iniziato io, la prima generazione aveva smesso di ballare, era il 1987-88. Dopo un paio di anni il writing è completamente esploso, poi è tornato anche il breaking ma con persone nuove.

EAD:
A Padova, la prima generazione si è fermata nei primi anni 90. Fino al 1988 c’era attività, poi è andata a scemare e più o meno hanno smesso. Diciamo che entro il 93 loro avevano messo tutti quanti.

Da centro del breaking e writer’s bench poi le Banche sono diventate anche un ritrovo di skater. Era il posto giusto da andare il sabato, non avevi il telefono, bastava andare lì e beccavi la gente. Era una festa a cielo aperto, ogni sabato festa. Avevamo il custode che ormai conosceva, quindi ci lasciava, poi era molto frequentato dai tossici e noi ci tenevamo a tenercelo pulito, quindi li mandavamo via. C’erano i portici: era perfetto anche con la pioggia. L’inverno carrettate di freddo, non indifferente.

HAD:
EAD, eravate la crew più forte?

EAD:
Lo siamo ancora.

HAD:
Ah ah.

EAD:
Gruppo abbastanza bilanciato come come numeri. Dopo noi primi padovani c’erano breaker da Torino e Pesaro. Tra i writer noi Boogie, Trace, Zagor. Cento da Treviso, Vire da Milano, direi 1997. Noem, Zinco e Omek (DSP da Pesaro). Rusty e Dado. Questi i writer. Poi Zhana, Chicano, Stand, la Babi e Bounty da Padova. Mackzone e Kzr da Vicenza. DcAce, Zinko e Monsa da Pesaro. Crash Kid da Roma.

HAD:
Volevo farvi una domanda: tu ballavi Boogie. Come la vedevate quanto a stile nelle diverse città con cui avevate contatti?

EAD:
Ciascuno aveva il suo stile in Italia, Zanna che girava, Stand in piedi. Era una bella crema di stili. Ma la botta era andare in Nord Europa, alle jam in Svizzera è in Germania. Mi ricordo i writer: Cowboy, Loomit, la gente di Monaco. Basilea. Lì erano cattivissimi, la scena era strutturata, erano molto più avanti, negozi, magazine, c’era un mercato. Le feste erano molto grosse. Da noi è partita dopo. Come stile vedevi comunque le crew francesi, spesso partecipavano, loro erano avanti. Noi come italiani, andavamo un po’ in difetto, pensavi che erano sempre gli altri a fare le cose fighe all’estero. Poi, crescendo, anche noi abbiamo preso coraggio, ci sentivamo di dire anche noi la nostra sia come breaking che come pezzi. Poi avevamo dipinto con alcuni di loro, Cowboy69 era venuto con gente di Berlino a dipingere alle Banche.

HAD:
Tutti i vecchi del Veneto hanno sta roba leggendaria del Palladium

EAD:
Era una palestra, era un posto dove venivano giù, non so i mantovani o anche i torinesi, era una mecca dell’hip hop music. Perché avendo la base militare americana lì vicino, la musica era quella. Nella base si riusciva a recuperare le Krylon, più che altro i colori primari, però era già tanta roba. Al Palladium vivevi la scena americana, vedevi i gruppi rap importanti, non mi ricordo neanche quanti ne ho visti. Tre quarti della gente era di colore, lì capivi l’idea dell’hip hop come forza antirazzista, la mescolanza e l’aggregazione. Il riferimento era Ciso, da Vicenza: aveva un negozio di dischi e quindi i contatti all’estero. Grazie a lui avevamo la musica buona e i concerti del Palladium. Poi Ciso è mancato ed è sopravvissuto grazie al figlio e ai soci fino agli anni 2000, fine anni 90.

L’altro centro importante era Bologna con il Ghetto blaster, che per me è stata un po’ una rivoluzione. Lì ho capito che la musica italiana si stava muovendo. Avevo anche partecipato al video di Stop al panico. L’Isola nel Cantiere c’è stata per 5-6 anni, poi ci sono stati altri centri sociali successivi dove si faceva tanto hip hop. Avevano dipinto anche Phase2 e Vulcan.

Vulcan lo avevamo incontrato per caso a New York in quel periodo. Arriva uno in bici con dread e mimetica, ci vede che guardavamo foto di writing e attacca bottone. Ci dice dei suoi amici in Italia, che aveva dipinto con Sky e Rusty. Poi capiamo che era Vulcan! Poi eravamo stati in molte hall of fame importanti, avevamo incontrato anche Delta2. Al muro della 106esima, volevamo dipingere un murettino sgrauso per ricordo, Spon ci stava per fare tutta la vernice e i soldi.

HAD:
Padova aveva una tradizione politica fortissima. Come erano i rapporti?

EAD:
Non c’era alcun rapporto, siamo sempre rimasti indipendenti. Veramente hip hop 100%, dipingevamo nei centri sociali perché era uno spazio libero, solo questo. Il Pedro qui a Padova aveva tenuto botta fino ai primi anni 2000, ma il percorso comune era da centro sociale militante a club, la politica in ogni caso con il tempo ha perso richiamo. A Venezia Mestre c’era un altro centro sociale grosso, mi ricordo che era venuto a dipingere Mambo di Parigi.

HAD:
Ma alla fine Boogie quando è arrivato Paris Toncar ti si sono aperti gli occhi? Hai capito che si poteva fare quello che ti girava. Era pieno di stili assurdi, per noi molto nuovi, 1993.

EAD:
Un altro mondo. Anche Alleanza Latina aveva fatto un bel lavoro: grazie a loro contatti ero stato in Olanda a fare i treni due o tre volte, sopra ad Amsterdam e poi a Nimega. Avevo beccato nomi importanti: Shoe, Delta, Zedz, Gasp, Cat22. In quel momento era finita l’epoca del dogma da seguire, con i due o tre stili fondamentali uno contro l’altro. Paris Tonkar è stata un’apertura mentale per tutti, dal solito schema e dalle solite rappresentazioni della lettera si iniziava a cercare di differenziarsi. Noi lì abbiamo preso un’onda che ci ha portato su un’altra strada.

Anche con le bombolette in quel momento c’era stato un cambiamento. Nei primi anni usavamo molto le vecchie bombolette da macchina italiane, colori scuri tipo vinaccia e quei blu notte. Ai tempi la ricerca del colore faceva la differenza, anche fisicamente. Il nitro era bello peso rispetto agli spray di adesso. Poi alla fine sono arrivate le Sparvar. Rusty inizia a importarle, l’uomo Sparvar, e diventa normale avere una gamma enorme di colori. Ha fatto la differenza avere le gamme colori.

HAD:
Una volta eravamo saliti con Rusty e avevamo preso mille bombolette. A me sembrava un numero magico, impossibile. Mille Sparvar. Ahah.

Categorie:Padova
  1. Vandalo
    14 luglio 2021 alle 4:49 PM

    Il centro sociale di Venezia di cui parlano è il Rivolta di Marghera. Mambo ci aveva dipinto nel 1992 insieme agli LHP. Pezza fatta il pomeriggio e concerto la sera. Il centro sociale prese il nome “Rivolta” proprio dal pezzo degli LHP.
    La foto l’avevo postata qualche anno fa: https://pezzate.wordpress.com/2015/10/14/lhp-a-marghera-circa-1992/

  2. Enrico
    9 febbraio 2024 alle 12:31 PM

    Le banche sono state il secondo approdo. Conobbi streeken nel 1983 he si allenava cose da pazzi nella chiesa di sacra famiglia. Poi sempre lui si fece dare una sala vicino alla chiesa di s Osvaldo zona facciolati in cui ci siamo allenati un anno. Poi c è stato il trasloco in na galleria di piazza insurrezione e alla fine nel 1985/86 alle banche. Enrico (apollo)

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